Ho letto con piacere che lo spettacolo di Antonio Merone è stato finalmente inserito nel cartellone di alcuni teatri a Napoli.

Quest’estate sono andata a vederlo in una rappresentazione di piazza in provincia.

Devo riconoscere di esserci andata molto prevenuta, un po’ per l’insana gelosia che mi coglie ogni volta che vedo interpretati da altri artisti i personaggi ed i brani che furono del repertorio del Commendatore ed un po’ per il naturale spirito critico che interviene quando si fanno paragoni con ciò che – io ritengo – è stata la “Perfezione”.

Mi sono recata in piazza, per così dire “sul piede di guerra”.

Ho visto uno spettacolo bellissimo, che consiglio a tutti quelli che vogliano godere di un’oretta di spensieratezza e di sorriso.

Antonio Merone mi ha incantata.

Interpreta Taranto egregiamente, ne trae spunto senza imitarLo pedissequamente, ma piuttosto omaggiandoLo. Indossa la Paglietta a tre pizzi, donatagli da Maria, figlia primogenita del Commendatore, senza ostentazione e, direi quasi, con sacro rispetto, con quel rispetto che si deve ai Grandi, facendo capire al pubblico che si sente onorato di quel dono e che vuole ringraziare dando il massimo.

Ed in scena Antonio sa dare tantissimo.
Nelle macchiette e negli sketch l’uso della mimica è sapiente, mai forzata in modo da involgarire (capacità questa che era innata nel Maestro ma non comune negli altri interpreti).

Dotato di ottime qualità vocali, nel canto è accompagnato da un abile pianista e, per taluni brani, utilizza le basi musicali originali che furono del Commendatore. Perfettamente a suo agio, sale e scende dal palcoscenico, istrionicamente coinvolge il pubblico, che finisce col partecipare attivamente allo spettacolo, cantando e ridendo con lui.

Nel finale, presa dall’entusiasmo, non ho resistito all’ invito ad “attacarmi” alle code del suo Frak (ed insieme a me quasi tutti gli spettatori) per fare un divertentissimo “trenino” sulle note di Zazà.

Bravo Antonio, in bocca al lupo!

Sono certissima che, come usa nel mondo dello spettacolo, risponderai “Viva il lupo!”.

Maria Letizia Loffreda Mancinelli

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